Sulla Via degli Abati in dogtrekking

Sono da poco tornato dal dogtrekking che ha visto me, Indi e Ciuk percorrere la Via degli Abati da Bobbio a Pontremoli. Si tratta di un antico cammino, già utilizzato dal VII secolo, soprannominato anche Francigena di Montagna: frequentata anche dai sovrani longobardi, molti – sin dalle origini – furono i pellegrini che la percorsero. La Via degli Abati, come suggerisce il nome, venne adoperata dai monaci della Abbazia di San Colombano di Bobbio, i quali possedevano numerose hospitalitas lungo il cammino per giungere sino a Roma.

A percorrere questo tracciato eravamo in ottima compagnia: Francesca e Federico insieme ad Ira e Sean (Siberian Husky); Matteo con King (Siberian Husky); Nicole col suo compagno a quattro zampe Byron (Groenlandese); Francesca insieme a Smilla e Grace (due meticci dalla simpatia e tenacia impressionante). Con loro abbiamo percorso più di 100 km, oltre 3500 m di dislivello attivo trasportando zaini dal peso medio di 25 kg.

Questo dogtrekking è stato realizzato anche grazie alla vicinanza di Monge che ha accompagnato i pasti dei nostri cani, e grazie all’Agricampeggio “La Luna e il Falò di Filippo Cattaneo che, oltre ad accoglierci all’arrivo, è stato una base fondamentale di appoggio per garantire la nostra sicurezza qualora sul percorso si fossero presentati dei problemi. Perché quando si organizzano dogtrekking le varianti e i possibili cambi di programma sono dietro l’angolo; perché non si è soli. I cani debbono continuamente essere considerati: l’attenzione deve costantemente essere rivolta al cane.

Le prime tappe sono state quelle sicuramente più impegnative: Bobbio – Nicelli (arrivando in cima alla Sella dei Generali, 1218 m), Nicelli – Groppallo (col guado del fiume Nure), Groppallo – Bardi.

 

Soprattutto i due giorni di cammino che da Bobbio ci hanno portato a Groppallo sono risultati i più duri, causa importanti dislivelli. Purtroppo queste prime tappe non presentano una segnaletica chiara: più volte è risultato fondamentale l’uso del gps e, quando non funzionava, la cartina. La bellezza del paesaggio è senza dubbio un punto di forza della Via degli Abati, che contrasta però con l’incuria di alcuni tratti del tracciato delle prime due tappe: erba alta sopra le ginocchia che impediva di seguire in maniera sicura il cammino, tronchi nel mezzo dei sentieri e rocce che trasformavano brevi parti del dogtrekking in una arrampicata vera e propria.La quarta tappa avrebbe dovuto vedere tutti noi in cammino da Bardi a Borgotaro: una tappa impegnativa per via del chilometraggio e delle pendenza. Purtroppo abbiamo dovuto annullarla e tagliarla: nel giorno prefissato per percorrere questo tratto erano previste alte temperature (rispetto i giorni precedenti) e si sarebbero dovuti percorrere poco più di 15 km dove non vi era la certezza di trovare dell’acqua, soprattutto per i cani. Per il loro benessere abbiamo così deciso di passare direttamente alla quinta e ultima tappa: Borgotaro – Lago Verde (Pontremoli).

Borgotaro – Lago Verde (Pontremoli) è stata una tappa meravigliosa: 22 km immersi nel bosco, in prevalenza quello della Lunigiana. L’inizio della tappa ha visto un dislivello importante che ci ha accompagnato sino alla cima del P.sso del Borgallo (1013 m). Poi, un fantastico cammino in quota, fino alla discesa, che coi cani al traino non è mai cosa semplice da affrontare nonostante sia stata lieve. In questa tappa abbiamo sostato lungo le sponde di un magnifico torrente, il cui fragore delle acque contrastava col silenzio. Sottolineo silenzio: tutta la Via degli Abati è stato un cammino nel silenzio. Nessun essere umano incontrato (salvo due pellegrini incontrati all’inizio del viaggio): solo animali selvatici, qualche animale da fattoria e piccoli cani negli altrettanti minuscoli centri abitati.

Quanto incidono i cani al traino in un dogtrekking di questo livello? Il 30-40% in termini di tempo e fatica. Il dogtrekking non è una passeggia col cane. E’ un lavoro di squadra…non aggiungo altro, poiché non è questa la sede.

L’esperienza della Via degli Abati è stata sicuramente positiva. Queste sono esperienze che se fatte in solitaria coi propri cani hanno sicuramente valore, ma con una compagnia adeguata – di persone che assecondano la natura dei propri animali con coscienza – diviene tutto più memorabile. Indi e Ciuk, per mio conto, hanno fatto un gran lavoro: immensi. Sono sempre più convinto dei miei cani. Sempre più convinto dei Siberian come razza da lavoro. Niente distinzione in Siberian da show o da lavoro: solo Siberian Husky!

Cosa aggiungere? Ora arriva l’estate…ci si riposa (almeno questo faranno i cani) e si programmano nuove avventure. Perché da qui al 2020 gli appuntamenti e le cose da fare sono tante!

 

 

 

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