
Deleghiamo! La delega responsabile è atteggiamento ormai comune a tutti noi. Si delega su chiunque per non fare nulla. Si delega qualsiasi cosa. Deleghiamo tutto, anche noi stessi. Deleghiamo il tempo stesso della nostra esistenza a qualcun altro. Viviamo vite di altri, soprattutto in quest’epoca così altamente virtuale e “socializzata”. Anche il vivere la natura, dal mare alla montagna, è diventato delega: la si vive attraverso esperienze altrui. Esperienze che facciamo, sia chiaro, sempre più spesso in modo virtuale. Deleghiamo fruizione, valorizzazione e tutela della natura ad altri soggetti differenti da noi stessi; il più delle volte ad istituzioni che, nel loro essere pachidermi risultano lente, inadeguate e spesso contraddittorie. E deleghiamo questo vivere la natura anche a quei soggetti che, anziché viaggiare per se stessi, lo fanno solo ed esclusivamente per la spasmodica ricerca di follower, poiché non più abitanti del mondo ma pseudo cittadini di una followercrazia illusoria che rapisce sempre più vite!Cosa posso fare io, in qualità di cittadino, per la natura? Spesso aspettiamo e attendiamo che siano decisioni (o leggi) imposte dall’alto a mutare i nostri comportamenti. Spesso, quando queste leggi sono assenti, l’uomo comune attua l’unico strumento che conosce: il lamento. Ci si lamenta! Ci si lamenta della scarsa manutenzione dei fiumi e degli argini, delle valli, della non cura e poca pulizia dei sentieri, delle montagne non-vissute. Dei mari inquinati, dei campi inselvatichiti che diventano discariche abusive. Ci si lamenta, e il lamento diviene consuetudine e abitudine terrificante. Si torna a casa e si vive tutto ciò con normalità: “la coscienza è a posto, ho sollevato il problema. Ora aspetto (delegando) che altri intervengano”.
La Costituzione Italiana è sicuramente un buon punto di partenza per agire se vogliamo rispondere alla domanda Cosa posso fare io, in qualità di cittadino, per la natura?
Certo, bisogna osservare come la Carta con i suoi Principi e i suoi 139 articoli sia divenuta la grande assente del dibattito contemporaneo: politico, sociale, culturale. Perché la Costituzione esige il mettere in pratica, caratteristica assai ardua da rinvenire nell’uomo moderno.

L’Articolo 9 (uno dei 10 di quelli che sono chiamati Principi Fondamentali) afferma ciò: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. La Repubblica è, letteralmente, la ‘cosa pubblica’, ossia quella cosa di chiunque sia cittadino. Qui affermo subito un’evoluzione ulteriore del concetto: non del cittadino in quanto avente diritti e doveri perché abitante di una Nazione specifica, ma cittadino in quanto persona. Nell’attuale momento storico, considero cittadino ogni individuo umano. Ogni persona, poiché le persone, in quanto uomini, sono cittadini del mondo. La Repubblica è quindi qualche cosa di nostro in quanto persone, in quanto esseri umani. Se la Repubblica tutela la natura e il paesaggio lo fa di certo con le proprie istituzioni, ma ancor prima coi propri cittadini, ossia con le persone che all’interno di quella Nazione vi abitano o vi transitano.
E torniamo alla nostra domanda: Cosa posso fare io, in qualità di cittadino, per la natura? La Costituzione ci autorizza a tutelare e valorizzare la natura. Ma come?
Conosco una sola risposta: vivendola. Ciascuno di noi vive, lavora o abita in un luogo. Questo luogo, essendo uno spazio, è anche ambiente, natura.
Vivere la natura è la prima forma di valorizzazione. Non serve nulla di specifico: archiviate il telefono in un cassetto, indossate abiti e scarpe consone e comode, magari uno zaino ed uscite. Camminate lungo i vostri sentieri di montagna, dietro casa. Non serve fare necessariamente ore e ore di viaggio per vivere dei luoghi naturali. La meraviglia del mondo si nasconde dietro i nostri passi, oltre che dentro di noi. Vivendo i sentieri, le salite, le valli, la montagna riacquista vita; viene fruita e quindi viene tutelata e salvaguardata. Vivetela lontano dalle moderne comodità: che squallore le seggiovie, le funivie o i sentieri talmente puliti da sembrare dei parchi urbani. Viva la fatica, i rovi e le ortiche lungo il cammino. Faticate.

Parlo di montagna perché è per me il luogo più familiare, ma il medesimo principio può valere per le pianure, i mari, i fiumi e le campagne. Come ho scelto di vivere la natura? Coi miei cani, i miei Siberian Husky. Il mondo variegato del mushing è uno stile di vita. Essendo tale, non può essere ridotto alla pochezza di competizioni agonistiche. Oltre a queste, che hanno una loro importanza, il mushing mi ha portato ad aumentare sempre di più il rapporto simbiontico con la natura e la montagna. I miei cani mi hanno spinto a viverla nel quotidiano, ascoltando la Terra e la sua lingua millenaria. Io ho scelto questo piccolo modo di vivere la natura, fatto di Siberian Husky, di monopattino, di slitta, di tenda, in solitudine e silenzio… ma ognuno di noi può contribuire concretamente alla tutela di bellezze ambientali inimmaginabili: basta uscire di casa, basta decidere di dedicare anche solo dieci minuti al nostro ambiente. Che non è fatto di grattacieli e cemento ma di alberi, rocce e vette!

Cosa posso fare io, in qualità di cittadino, per la natura? Viverla nel mio quotidiano, senza aspettare o delegare qualcuno (Istituzione o no) che lo faccia per me.
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