Perchè rifare la Grande Corsa Bianca con Indi e Ciuk?


Anche questa stagione avremo la nostra dose di avventura quotidiana: a distanza di quasi un anno ho deciso di “perdermi” nuovamente su quelle montagne, con Indi e Ciuk e un mezzo invernale atipico: un monopattino Fat Myfootbike della Kostka chiamato Monster.

L’anno scorso tutto nacque quasi per “gioco”, da un’idea degli organizzatori della Grande Corsa Bianca e coinvolto da Francesca Còdina. Nel 2018, questo gioco si fa un po’ più serio. (Qui il racconto dell’edizione 2017 fatta in dogtrekking)

Edizione 2017: in dogtrekking con Sean, Ira e Francesca Codina nei pressi del Pianaccio

Nei giorni 8, 9 e 10 febbraio 2018 prenderemo parte alla V edizione della Grande Corsa Bianca: per l’esattezza il tracciato di 80 km (Corsa Bianca) e 2.600 metri di dislivello positivo che da Monno conduce a Ponte di Legno, passando per Trivigno, il Mortirolo, il Pianaccio e giù fino a Vezza d’Oglio, Temù e Ponte di Legno.

Perché rifare questa esperienza? Perché rivivere questa Corsa, divenuta oramai una classica nel panorama europeo tra gli Ultra Trail invernali, con un monopattino fat e due Siberian Husky?

In questi mesi ho cercato di dare una risposta; o probabilmente più di una. Prima di tutto è positivo vedere gli organizzatori che, a distanza di un anno, ci tengono ad avere ancora tra i partecipanti un certo numero di team con i cani: voglia di fare, di mettersi in gioco, di essere aperti a nuovi mondi e modi di vivere l’inverno e la neve; una grande disponibilità di accoglienza e attenzione alle esigenze più particolareggiate per mettere i cani nelle migliori condizioni di affrontare il percorso. Sperando certamente che un domani il tutto (neve permettendo) si possa fare con la slitta, la vera “signora” dei cani chiamati per l’appunto da slitta.

In tutto questo, i partecipanti coi cani, saranno guidati dal veterinario dott. Sergio Maffi e il suo team, che generosamente hanno messo a disposizione tutta la loro professionalità ed esperienza internazionale: perché nulla è lasciato al caso.

In secondo luogo, il punto che credo essere il più importante di tutti. Quello che tanto ci ha fatto emozionare nel febbraio 2017, vivendola a piedi con Indi e che quest’anno contiamo di ripetere: la montagna. La Corsa Bianca è una traversata in cui si può sentire la montagna: gli alberi, l’aria frizzante del nord, i suoni del bosco (fauna e flora che si confondono a vicenda). E poi le persone. Perché questa manifestazione è anche un incontro: di persone e con le persone. Si incontrano i concorrenti della competitiva (80 km e 170 km); si incontrano i volontari e le persone che gestiscono i check point. Si incontra chi in quelle montagne vive. La Corsa Bianca è un grande bacino di condivisione di storie, di vite, di esperienze. Una grande avventura. E la montagna in questo ha un suo ruolo cruciale. La montagna o la vivi o non la vivi. O è bianca o è nera. Non ha vie di mezzo. La montagna è, nel bene o nel male, un estremo; un luogo radicale e in questa sua radicalità può essere fatta di rapporti duri, ma autentici e sinceri. Ecco perché credo che gli incontri che la montagna sa offrire siano, se vissuti con consapevolezza e coscienza, sempre portatori di qualcosa, portatori di un significato.

E il fattore “cani” è per me fondamentale. Stare tutte quelle ore nella neve, fuori, in compagnia di Indi e Ciuk mi elettrizza: mi emoziona solo al pensiero. E’ da settembre che ci prepariamo all’appuntamento della Corsa Bianca. Lo so, probabilmente 80 km non sono niente rispetto alle centinaia di chilometri percorsi dai veri musher nelle loro avventure e nelle loro traversate. Eppure, preparare l’equipaggiamento in grado di garantirci l’autosufficienza innanzi all’imprevisto, attrezzarmi per fronteggiare le temperature che sfioreranno i -20° è qualche cosa di indescrivibile: anche tutti questi accorgimenti e i preparativi di questi mesi fanno parte della Grande Corsa Bianca.

Vivere questa avventura coi miei cani sarà il concretizzarsi di mesi di lavoro e di sacrifici: sperando di essere sulla strada giusta per il nostro grande progetto. Saremo materialmente soli su quei sentieri, lungo quelle discese, a sclerale salite, aggirare cime e poi ridiscendere a valle: mi hanno insegnato a fidarmi dei miei cani, a fidarmi dei miei Siberian Husky, perché sanno sempre trovare la via; sanno sempre ritornare a casa. Sono cani da slitta, non semplici cani da corsa.

Perché quindi partecipare ancora alla Corsa Bianca? Per vivere quella quotidiana avventura insieme ai mei cani. Un mondo diverso per viverli. Perché come mi è capitato di dire non molto tempo fa, i miei cani non sono la mia vita, ma sono parte integrante di essa. Io non vivo per i cani, ma vivo insieme ai cani: e credo che, seppur sottile, vi sia una tangibile differenza.

Per Indi, Ciuk e me tutto ciò sarà l’ennesimo punto da cui partire. I traguardi non esistono. Esistono solo, se mi passate l’immagine poetica, check point da attraversare perché il vero traguardo è lo scopo della vita che ciascuno di noi si prefigge.

Profilo altimetrico dell’edizione 2018

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