Alla ricerca di se stessi: ultratrail e montagna. Intervista a Nicola Bassi


Questa volta – e spero mi perdoniate – non tratterò né di qualche traversata o escursione con Indi e Ciuk, né di cani da slitta in generale. Conosceremo, attraverso la storia di un ‘atleta’ italiano, un modo differente di vivere la montagna e la natura. Un mondo che sto imparando a conoscere, ancora dall’esterno, ma che sempre più mi attira e mi incuriosisce. Un mondo dove l’essere umano, solo col proprio spirito, si trova a vivere il vero volto della montagna: quello della natura selvaggia.

Ho conosciuto le imprese, le avventure e la persona di Nicola Bassi grazie ad un partner in comune: F-ALL, azienda leader nella produzione di abbigliamento termico. 

Mi piace definire Nicola Bassi un ‘atleta di altri tempi’: persona capace di abnegarsi totalmente verso un obiettivo stabilito, lottando e cercando di farlo proprio non con finalità esclusivamente agonistiche, con l’ansia da risultato, ma per l’intrinseco spirito d’avventura. Per la sfida – se così si può chiamare – con se stessi. 

L’ultima sua impresa è stata la Black Baikal Race, che lo ha visto come unico finisher! 

Conosciamo meglio l’ultra trailer di Castiglione delle Stiviere.

Nicola Bassi, una domanda apparentemente semplice ma che nasconde una discreta dose di insidie: chi sei?

Non sono un atleta nel senso più puro del termine. Mi piacciono troppe attività per concentrarmi in modo ossessivo su una sola: la corsa, la montagna, la bici. Diciamo che la cosa per me più importante è il mettermi alla prova in un’avventure che comporti la reale possibilità di fallire, qualcosa da cui imparare seriamente per migliorare. Non quelle ‘garette’ spacciate per estreme con il “materiale obbligatorio” e un regolamento che non permetta ai concorrenti di prendere freddo. Mi piacciono le esperienze vere, che comportino effettive conseguenze alle decisioni dell’individuo. E ho scelto per l’appunto discipline che assecondino questa mia idea.

a) Alla Black Baikal Race 2018

Come nasce la tua passione per gli ultra trailer e la montagna?

Sin da piccolo sono sempre stato affascinato dalla montagna e ho iniziato molto giovane ad approcciarmi alle scalate e all’arrampicata. Più l’alpinismo, che l’arrampicata pura, è la mia grande passione. Pareti enormi, tracciati difficili, mettersi in gioco con se stessi. Sicuramente il fattore rischio è quello che inconsciamente fa amare a molti questo genere di attività. Il rischio accettato, gestito e superato penso porti ad un senso di auto realizzazione che difficilmente troviamo negli sport. La passione per la corsa è nata come allenamento per le grandi salite. Quando poi ho iniziato a lavorare il tempo per la montagna si è ristretto drasticamente, ed è stato per me naturale spostarmi verso gli ultra trail.

Nicola Bassi e l’arrampicata
La passione per l’alpinismo

Che senso ha ‘fare’ l’ultra trailer?

Non credo si possa “giocare” a fare l’ultra trailer. Per sopportare determinati livelli di stress e fatica, sia in allenamento che in gara, penso si debba avere qualcosa dentro, nel profondo, qualcosa che ci muove e ci fa tenere duro e non mollare in nessuna situazione. Mi viene da dire che non si può fare l’ultra trailer ma si è un ultra trailer, nella corsa come in tutto ciò che facciamo. Un voler portare a compimento tutto quello che si intraprende.

Sei stato l’unico finisher della Black Baikal Race. Ci racconti come sono stati quei giorni tra freddo, ghiaccio, vento in uno dei luoghi più ostili all’uomo?

Intensi e veri, questa è la prima cosa che mi viene in mente. Il freddo, il vento che attanaglia la pelle, tutte sensazioni che mi sento rivivere al solo pensiero. Si, sicuramente molto dura dal punto di vista fisico, questo ovvio, ma credo che il dispendio maggiore sia stato mentale. L’incognita di camminare sul ghiaccio non è da sottovalutare. Sicuramente la prima notte passata completamente solo sul lago, con una bufera pazzesca, mi ha messo a dura prova. Ma credo che l’esperienza accumulata precedentemente in montagna in condizioni delicate mi abbia aiutato molto a restare calmo e a gestire al meglio la situazione.

b) Alla Black Baikal Race 2018

E’ bello sapere che da qualche parte in una foresta c’è una capanna dove è possibile qualcosa di non troppo distante dalla gioia di vivere”. Così, Sylvain Tesson, conclude il suo libro Nelle foreste Siberiane dove racconta la sua esperienza di vita per diversi mesi sulle rive del Lago Bajkal. Tu, a differenza dello scrittore francese, hai partecipato ad una gara in quel luogo, ma nonostante questo, ti ritrovi in queste parole? Che sensazioni hai provato?

Sicuramente vedendo alcune piccole capanne sulle rive del lago, disperse a km e km dai paesi più vicini, ho pensato a qualcosa di simile. Il cielo terso, l’aria pulita; però mi viene anche da pensare alla durezza della vita quando si vive in determinati ambienti, l’ostilità di certe condizioni climatiche e quanto le cose più semplici possano diventare complicate. Tutto si trasforma in una lotta e un tener duro, e credo che quando si impara a sopravvivere in queste condizioni non si possa trovare altro che la pace e la soddisfazione in se stessi. Non è forse questo che noi cerchiamo nelle ultra?

c) Alla Black Baikal Race 2018
d) Alla Black Baikal Race 2018

Hai partecipato a molti ultra trail – in Italia e all’estero -, tra i quali diverse edizioni della Grande Corsa Bianca e la Ronda dels Cims. Come ci si prepara per affrontare questo tipo di competizioni?

Ovviamente un eccellente preparazione fisica, inutile entrare nei dettagli sull’allenamento. Mi viene da dire che per quanto uno si possa allenare, arrivato il giorno prima della gara penserà sempre di non essersi allenato abbastanza. Poi conta molto l’aspetto mentale: quello più delicato e difficile da forgiare. Una somma di esperienze precedenti che vanno a formare non solo l’ultra trailer, ma la persona stessa ed il suo modo di reagire e compiere tutto ciò che si prefigge. 

Sempre parlando di preparazione, immagino siano molti i parametri che monitori ed osservi: alimentazione, allenamenti, riposi… Quale per te risulta la fase più importante per portare a termine un ultra trail? 

Credo che ogni fattore sia strettamente correlato con gli altri. L’allenamento sarebbe inutile senza un adeguato riposo e così via. Essenziale, dal mio punto di vista, è che ognuno trovi il proprio equilibrio in ciò che fa per arrivare a dare il meglio di sé.

Che cos’è per te la montagna? Quale significato le dai?

La montagna sicuramente è la mia più grande passione. Il luogo in cui si racchiudono i miei sogni. Un banco di prova che non regale niente a nessuno, con un obiettività estrema dove il gioco non si fa più gioco ed ognuno risponde in prima persona di ciò che fa e di ciò che vuole essere. Un luogo senza folla e clamori dove ciascuno cerca di compiere le proprie piccole imprese per se stesso. A differenza del trail il fattore rischio c’è e sta a noi tenerlo in considerazione e gestirlo o altrimenti fare dietro front e tornare a valle. Un’attività in cui nessuno ci dice quale sia il “materiale obbligatorio” e dove non si può barare; ognuno deve imparare a conoscere bene i propri limiti, ciò che può o non può permettersi di affrontare, perché le conseguenze potrebbero essere molto più serie di una maglia da finisher mancata.

Nicola Bassi (al centro): unico finisher della Black Baikal Race 2018

Che rapporto hai con la natura, il silenzio e la solitudine? (perché comunque, le gare a cui partecipi hanno una cospicua dose di questi tre elementi)

Direi buono. Evito le città e la gente ii più possibile. Sicuramente le molte ore di allenamento e di gare sempre soli aiutano e portano necessariamente ad un introspezione profonda, spesso troppo profonda… Si impara a conoscere e stessi, i propri difetti, le proprie debolezze. Alcuni cercano di migliorarsi, per un motivo o per l’altro. Credo che sia questa voglia di reagire e resistere, di migliorarsi, che alla lunga fa la differenza e ci permette di portare a compimento piccole imprese che noi stessi ritenevamo impossibili.

Puoi dirci quali saranno le tue prossime imprese?

Certo, ci mancherebbe, non capisco proprio quelli che tengono nascosto e mezzo segreto il loro piano gare…

A fine maggio Azores Trail Run (125 km 5000D+) ; Luglio Ronda dels Cimes (170km 13.500D+) ; Settembre Echappe Belle (144km 10.900D+); 

Ma l’impresa a cui tengo di più e che ho in cantiere da parecchio è un tentativo di percorrere in velocità un tracciato alpinistico nelle Dolomiti Bellunesi. Un percorso interamente su cenge spioventi e lunghi tratti in arrampicata libera. Credo che nessuno fino ad ora lo abbia percorso interamente no-stop. Ci sto lavorando…quella si sarebbe un impresa… 

Per concludere. So che hai avuto un cane, con il quale hai condiviso le corse libere in mezzo ai boschi. Ci racconti qualcosa di più sul tuo cane?

Certo, era una femmina di bracco tedesco a pelo raso, Simba. Era veramente un bravo cane, ruffiana come poche, con un enorme passione per la frutta e per le coccole ovviamente. Una grande compagna di avventure.

Con la fedele compagna Simba

Informazioni utili: potete seguire Nicola Bassi sui suoi canali Facebook e Instagram


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